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venerdì 23 dicembre 2016

Il lago e il Tao

L’acqua è un elemento di particolare importanza per noi esseri umani e per la vita del Creato in generale: è l’elemento in cui si è sviluppata la vita primigenia ed è l’elemento che anche noi esseri umani (così come tutti i mammiferi) sperimentiamo per primo nel ventre materno. Nel pensiero taoista il saggio dovrebbe essere come l’acqua, che si adatta alla forma del recipiente in cui è posta, che è umile perché non disdegna di stare in luoghi come fogne e paludi, ma con la sua forza e la sua tenacia (non prive di opportunismo) riesce sempre ad arrivare dove vuole andare, seguendo la via più diretta.

Per lungo tempo mi sono ritenuto una persona terragna, amante dei luoghi di montagna, che ha poca confidenza con l’acqua, come se questo fosse un dato immodificabile. Tre esperienze accadutemi di recente, in cui l’acqua ha agito come maestra e amica, mi hanno fatto capire come molto sia cambiato nella mia vita negli ultimi anni e quanta strada mi sia stato concesso di percorrere, viatico e conforto per le molte miglia che ancora mi restano da sudare.

La prima di queste esperienze si è svolta su un’altura prospiciente il lago Maggiore, quasi a voler segnare il congiungimento tra l’acqua e la montagna. Mi trovavo ad Arona per un incontro con un vecchio compagno di classe. Ero arrivato in anticipo di alcune ore rispetto all’ora fissata in quanto volevo visitare la cittadina dove non mettevo più piede da molti anni. Mi misi a camminare sul lungolago, sottilmente eccitato di riscoprire un luogo sepolto dagli anni, poi mi addentrai per le vie del centro e vidi l’ingresso di un parco, la Rocca Borromea. Mi misi a salire il sentiero sterrato, convinto che in cima ci fosse la statua gigante di san Carlo Borromeo, la quale invece si trova un poco più a nord. In cima trovai un piccolo parco incantevole con una vista mozzafiato sul lago, completo di stagno con paperelle. La giornata di inizio primavera era raggiante. Mi sedetti su una panchina e continuai la lettura del libro di un maestro taoista; di questo libro mi aveva parlato poco tempo addietro una signora incontrata alla fermata dell’autobus, a cui avevo detto di lavorare in biblioteca. Chiacchierando sulla comune passione per la lettura, mi disse di avere molti libri che voleva regalare alla biblioteca e citò in modo particolare questo libro taoista. Poco tempo dopo quella conversazione arrivai in biblioteca e vidi una pila di libri appena donati da qualcuno: lì in mezzo c’era “Il Tao per un anno” e capii che era passata la signora incontrata alla fermata. Paolo il bibliotecario lo scartò e ne approfittai subito, portandomelo a casa. All’inizio pensavo fosse poco più di un libro di pensieri dozzinali ma dovetti presto ricredermi.

Mi ero dunque seduto su una panchina all’ombra, vicino allo stagno e in vista del lago scintillante sotto il sole, delle colline boscose rilucenti, della Rocca di Angera che domina il paesino omonimo sulla sponda opposta del lago. Leggevo quelle pagine che emanavano una saggezza non scontata e, nel mentre, alzavo la testa per contemplare uno spettacolo che troppi danno per scontato, preferendo aggrapparsi a smartphone e Sky vari. Le parole che stavo leggendo risuonavano in maniera viva dentro di me e Dio stesso, con quello spettacolo che aveva preparato per quanti fossero in grado di apprezzarlo, sembrava voler comunicarmi che la vita è meravigliosa e che sono amato di infinito amore. A un certo punto non potei più staccare gli occhi dal lago che riluceva sotto di me e, mentre lo ammiravo quasi in adorazione, risuonavano dentro di me alcune frasi del libro. Sentivo che la Creazione tutta era mia amica, che lo era sempre stata ma quel giorno si era messa in contatto con me in maniera unica, o piuttosto ero io più ricettivo e attento di quando trascinavo e trascino le giornate chiuso nella mia stanza, pieno di stanchezza e di ansia. Ero felice in maniera autentica perché, se pure per pochi minuti, avevo colto il valore della vita, la mia e quella del Creato tutto.

Pochi minuti dopo dovetti tornare a una realtà più prosaica e comune, dovetti scendere dalla collina ma il ricordo di quanto mi successe quel giorno (in termini biblici, paolini per la precisione, potrei dire di “essere stato rapito al settimo cielo”) non mi ha mai abbandonato. Ho sempre amato i laghi ma in quei pochi minuti il lago è entrato in me: non è una metafora, è quello che è realmente successo, e non solo il lago è entrato in me ma tutto ciò che c’era attorno, compreso ovviamente il libro. Fu un assaggio di Verità, per quanto sia dato a noi esseri umani sperimentare.

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